Indice
In questa guida spieghiamo come allevare Geco Leopardino o Eublepharis Macularius mettendo a disposizione una scheda con informazioni su alimentazione, ambiente adatto e caratteristiche principali.
Classificazione scientifica
Nome comune: Geco leopardino
Famiglia: Gecconidi
Sottospecie: Eublepharis macularius fasciolatus GÜNTHER 1864
Eublepharis macularius afghanicus BÖRNER 1976
Eublepharis macularius macularius BLYTH 1854
Eublepharis macularius montanus BÖRNER 1976
Eublepharis macularius smithi BÖRNER 1981
Sinonimi: Cyrtodactylus macularius BLYTH 1854: 738
Eublepharis fasciolatus GÜNTHER 1864: 429 (fide SMITH 1935)
Eublepharis macularius – BOULENGER 1885: 232
Eublepharis macularius – BOULENGER 1890
Eublepharis macularius – SMITH 1935: 127
Eublepharis macularius – WERMUTH 1965: 29
Cyrtodactylus madarensis SHARMA 1980
Eublepharis gracilis BÖRNER 1974
Eublepharis macularius – KLUGE 1993
Eublepharis macularius – RÖSLER 2000: 78
Diffusione: Afganistan, Pakistan, India.
Allevamento
Dimensioni: Fino a circa 20 cm.
Terrario: Sono animali che non necessitano di grandi spazi, per cui un terrario di 60×40 cm di base sarà sufficiente per allevare un maschio con un paio di femmine.
Come materiale di fondo si può utilizzare un foglio di giornale, della sabbia, della corteccia finemente tritata, ecc. Chiaramente ogni tipo di materiale richiederà di essere pulito e/o sostituito più o meno frequentemente. Raccomandiamo di non utilizzare sabbia troppo fine in quanto tendono a mangiarsela, e potrebbe causare dei blocchi intestinali.
Indispensabile è anche fornire un nascondiglio.
L’arredamento del terrario può essere più o meno elaborato; vi consigliamo di cercare di ricreare un paesaggio desertico
Temperatura: La temperatura ottimale per il geco leopardino si aggira intorno ai 28-30°C durante il giorno, mentre può scendere anche fino a 20°C durante la notte.
Importante è cercare di ricreare un gradiente termico all’interno del terrario, con una zona intono ai 30-32°C e una zona intorno ai 20-24°C.
Per quanto riguarda l’umidità non sono molto esigenti pertanto è sufficiente lasciare una vaschetta colma d’acqua per creare il giusto tasso di umidità; solo durante il periodo della muta è consigliabile vaporizzare il terrario.
Alimentazione: In natura mangiano un’ampia varietà d’artropodi, compresi aracnidi pericolosi come gli scorpioni e piccoli sauri comprese specie di gechi più piccole. In cattività possono essere alimentati con tarme della farina (Tenebrio molitor), kaimani (larve di Zoophobas morio), camole del miele (larve di Galleria mellonella), grilli e vari altri artropodi commerciali e di cattura (consci però dei pericoli da inquinamento, pesticidi ed insetti tossici come alcune specie di lucciole). Il rapporto Ca:P (calcio:fosforo) nell’alimento ideale per prevenire osteodistrofie nutrizionali sembra essere di 1,25:1. Le prede invertebrate sono piuttosto carenti di calcio mancando di uno scheletro calcificato (l’esoscheletro chitinoso non contiene calcio) ed hanno un rapporto Ca:P che va approssimativamente da 0,06:1 a 0,13:1.
Alcuni studi hanno dimostrato che nutrendo grilli con una dieta contenente almeno 8% di calcio per almeno 48 ore prima di essere usati come cibo, li rende un cibo con un rapporto Ca:P di 1:1 o superiore. I grilli nutriti in questo modo si sono dimostrati con un contenuto di Ca tre volte superiore a grilli spolverizzati con Ca ma non alimentati adeguatamente.
Gechi leopardo alimentati con grilli caricati per più di 48 ore con diete contenenti almeno 8% di calcio avevano significativamente peso maggiore e più ceneri e calcio rispetto a quelli alimentati con grilli nutriti con diete contenenti meno del 2% di calcio.
Fatte queste considerazioni, i gechi adulti dovrebbero essere nutriti con prede caricate almeno due volte a settimana. Ogni specie d’invertebrato da pasto ha probabilmente il proprio fabbisogno dietetico di calcio. Una dieta per grilli fatta in casa può essere costituita dall’80% di mangime per polli nutrizionalmente bilanciato o altra miscela alimentare secca più il 20% di calcio carbonato in polvere. Generalmente ai grilli sono messe a disposizione fette d’arancia o mela o altri cibi “umidi” quali fonti idriche; quando sono “caricati” è preferibile che l’acqua sia messa a disposizione mediante spugne imbevute in contenitori, per evitare che preferiscano la frutta al cibo addizionato di Ca. L’insetto da pasto dovrebbe lo stesso anche essere spolverizzato immediatamente prima della somministrazione al geco. Il rapporto Ca:P dei grilli spolverizzati si è visto diminuire in rapporto al tempo intercorso tra la spolverizzazione e il consumo, a causa dei movimenti e delle operazioni di pulizia effettuate dal grillo.
Si raccomanda inoltre la spolverizzazione una volta la settimana con un multivitaminico La supplementazione con Vit D3 può essere importante, tenendo però conto del pericolo di mineralizzazione tissutale legato alle sovrasupplementazioni.
Occasionalmente (1-2 volte il mese) possono essere somministrati anche dei topini neonati, anche se non è una pratica essenziale.
I giovani e le femmine gravide dovrebbero essere nutrite con prede di dimensioni adeguate ed opportunamente “caricate” almeno a giorni alterni e le prede dovrebbero essere spolverizzate con calcio ad ogni pasto. Gli adulti non in riproduzione possono essere nutriti 2-3 volte a settimana. La dimensione della preda non dovrebbe essere maggiore della lunghezza e della larghezza della testa del geco. La quantità di cibo dovrebbe essere quella che un geco mangia entro 15 minuti.
Il cibo dovrebbe essere messo a disposizione in basse ciotole, questo fa sì che le larve non possano infossarsi nel substrato, che sia ridotta la dispersione di grilli nel terrario, ma soprattutto che si riduca il rischio d’ingestione accidentale di substrato.
Giornalmente dovrebbe essere messo a disposizione un basso contenitore con acqua pulita. Il contenitore deve essere sufficientemente basso per permettere ai neonati ed ai giovani di raggiungere l’acqua. I contenitori per il cibo e per l’acqua dovrebbero essere lavati e disinfettati almeno una volta a settimana e tutte le volte che si sporcano. Le femmine in riproduzione che vedono aumentato il loro fabbisogno di calcio, spesso prendono direttamente il calcio in polvere messo a disposizione su di una ciotola.
Riproduzione: I gechi leopardo sono sessualmente dimorfici (vi è cioè una differenza evidente tra i due sessi) e possono essere sessati già da un mese d’età se si usa una lente per osservare la presenza o meno dei pori preanali; a quattro mesi tale procedura da risultati più sicuri.
I maschi hanno generalmente un corpo più pesante e grande con collo e testa più grandi. Alla base della coda è evidente l’ingrossamento causato dalla presenza degli emipeni (gli organi copulatori maschili). Cranialmente alla cloaca vi è una fila a forma di V di pori preanali. Nei maschi l’apertura della cloaca è circa 20-30% più larga che nelle femmine. Le femmine tendono ad essere più piccole con pori preanali meno evidenti e base della coda più sottile. Le femmine può raggiungere la maturità sessuale e produrre uova fertili quando raggiungono i 40-50 g di peso, il che avviene tra i 9 ed i 18 mesi d’età. Sono in grado di produrre uova fertili quando raggiungono i 40-50 g di peso. Per i maschi, il sopraggiungere della maturità sessuale sembra essere sia funzione della dimensione sia dell’età, ed avviene a circa 18 mesi e 40-50 g.
Anche se riproduzioni favorevoli possono avvenire più precocemente, è preferibile che gli animali siano più grandi (almeno 60 g) ed in condizioni ottimali per garantire un maggior successo riproduttivo. Per garantire una sufficiente assunzione di calcio necessario per produrre le uova, l’alimentazione delle femmine deve prestare particolare attenzione a questo minerale, inoltre va messo a disposizione del calcio carbonato in polvere in una ciotola.
La stagione riproduttiva va da gennaio a settembre-ottobre e sono sufficienti 1-2 accoppiamenti efficaci per produrre uova fertili durante tutta la stagione riproduttiva. Probabilmente la femmina può mantenere attivi gli spermatozoi all’interno dell’ovidotto per più di un anno (amphigonia ritardata). I gechi leopardo sono tra le specie più facili da riprodurre in cattività e generalmente si accoppiano senza tanti accorgimenti.
Alcuni allevatori li espongono a periodi di 4-8 settimane di diminuzione del fotoperiodo e della temperatura prima dell’accoppiamento.
Durante questo periodo il fotoperiodo sarà minore di 12 ore, la temperatura diurna 22-24°C, la temperatura notturna 18°C.
Il perioo freddo va mantenuto solamente se l’animale è in ottime condizioni e sia stato sottoposto a digiuno per qualche settimana. Sono stati fatti esperimenti che hanno mostrato una stessa produzione d’uova negli animali precondizionati (con il periodo freddo) ed in quelli non sottoposti a precondizionamento. L’unica differenza è stata che tutti gli animali si sono dimostrati pronti ad accoppiarsi non appena la temperatura è stata riportata alla normalità. Gli animali non precondizionati erano meno sincronizzati e cominciavano a riprodursi entro un periodo di 5 settimane.
Ci sono 2 metodi di riproduzione comunemente usati:
Un maschio con 3-6 femmine
Un maschio con una femmina
Nel primo caso un maschio è lasciato nello stesso terrario con 3-6 femmine. Con questo metodo non è facile il monitoraggio degli accoppiamenti e determinare l’efficienza riproduttiva dei singoli animali. Bisogna inoltre prestare particolare attenzione a segnali che indichino lotte e dominanza ed allontanare le femmine sottomesse.
Nel secondo caso una femmina è introdotta nella gabbia del maschio per riprodursi. Questo permette di distinguere le potenzialità riproduttive dei singoli animali e permette alla femmina di stare in una condizione migliore dove non è così stressata dalla continua presenza di un maschio attratto dagli ormoni. La deposizione delle uova avviene da 15 giorni ad un mese dall’accoppiamento.
In media una femmina produce da 4 a 5 covate di due uova per stagione con un mese d’intervallo tra le covate. Una femmina sana, ben nutrita, può deporre da 10 a 14 covate l’anno, con un intervallo tra le covate di 17-20 giorni.
La produzione d’uova decresce a mano a mano che i gechi invecchiano e la fertilità diminuisce. Una femmina gravida presenterà un celoma (che corrisponde all’addome) aumentato di volume e due masse biancastre possono essere visualizzate attraverso la parete celomatica ventrale.
Va tenuto presente che i gechi leopardo posseggono sacchi adiposi bilaterali che spesso possono essere confusi con uova. Un esame radiografico aiuta a differenziare le due densità.
A differenza di quanto si verifica nei veri gechi, il guscio delle uova appena deposte è morbido ed appiccicaticcio. Il guscio delle uova non fertili rimane sottile e soffice, mentre quelle fertili si solidifica in un guscio calcareo solido.
Una volta deposte è importante non cambiare posizione alle uova (soprattutto non ruotarle) quando sono trasferite nell’incubatrice e durante l’incubazione. Sono fatte incubare su un substrato di vermiculite mescolata ad acqua in rapporto 1:1 in peso.
Le uova schiuderanno in 6-12 settimane (1,5 – 3 mesi).
A 27-29°C si ottengono praticamente solo femmine.
A 29,5°C 50% M 50% F
A 32-33°C si ottengono praticamente solo maschi.
I neonati possono vivere delle riserve del sacco vitellino e generalmente non necessitano di essere nutriti fino alla prima muta, che avviene all’incirca una settimana dopo la nascita. Grilli di 1,3-1,9 cm e larve di T. molitor standard possono rappresentare una buona misura per i neonati. I grilli e le larve “caricate” di calcio dovrebbero essere offerte ogni 1-2 giorni e spolverizzate con calcio carbonato ad ogni pasto. Un supplemento mineral-vitaminico completo dovrebbe essere somministrato non più di una volta a settimana.
I giovani di solito sono alloggiati separatamente in contenitori di plastica con un rifugio ed una bassa ciotola d’acqua, a temperatura costante di 28°C.
Quelli tenuti assieme manifestano competizione per il cibo, lotte frequenti e cannibalismo se non nutriti abbastanza frequentemente o se non sono provvisto di rifugi. Sono piuttosto frequenti le amputazioni delle dita e dell’estremità della coda.