Indice
In questa guida spieghiamo come allevare il Boa delle sabbie mettendo a disposizione una scheda con informazioni su alimentazione, ambiente adatto e caratteristiche principali.
Classificazione scientifica
Nome comune – Boa delle sabbie, boa comune delle sabbie, Russel’s earth boa
Nome scientifico – Gongylophis conicus
Altre nomenclature – Boa conica SCHNEIDER 1801: 268
Eryx conicus var. laevis PETERS 1869: 436
Eryx conicus – BOULENGER 1893: 124
Eryx conicus – SMITH 1943: 112
Gongylophis conicus – TOKAR 1995
Gongylophis conicus – MCDIARMID, CAMPBELL & TOURÉ 1999: 211
Distribuzione geografica – Pakistan, India (Maharashtra [A. Captain, pers. Comm.]), Sri Lanka
Ordine – Squamata
Sotto-ordine – Ophidia
Infra-ordine – Henophidia
Famiglia – Boidae
Sotto-famiglia – Erycinae (Sand Boas)
Genere – Gongylophis
Specie – Gongylophis conicus
Sottospecie – Gongylophis conicus conicus (SCHNEIDER 1801)
Gongylophis conicus brevis DERANIYAGALA 1951
Allevamento
Presentazione: Il nome comune e’ di poco conto e non identifica univocamente la specie. Il termine “boa delle sabbie” e’ utilizzato oltre che per il genere Gongylophis anche per il genere Eryx quindi in seguito non utilizzeremo mai il termine boa delle sabbie ma soltanto il nome scientifico. Si tratta di un serpente di piccola taglia e di facile gestione, basta un terrario orizzontale di 80 cm di lunghezza per ospitare un esemplare o una coppia di esemplari di questa specie, anche se consiglio di tenere sempre un solo serpente per ogni terrario: per facilitare le operazioni di manutenzione, per evitare di dover separare gli animali al momento del pasto e per evitare la trasmissione di malattie. Il Gongylophis conicus e’ un ofide robusto, si adatta bene alla vita in terrario e può essere alimentato con topi di taglia differente in base all’età’ e alla taglia dell’ esemplare, ma di questo parleremo più dettagliatamente nel paragrafo intitolato “Alimentazione”. Non e’ una specie particolarmente apprezzata e non e’ per questo facilmente reperibile nei negozi a differenza invece della specie Gongylophis colubrinus che possiamo facilmente trovare, anche nella varietà albina. E’ l’unica specie del suo genere ad avere le squame carenate. E’ un serpente che trascorre gran parte della sua vita rintanato in anfratti nel terreno o in altri nascondigli, il nome comune (boa delle sabbie) non deve trarre in inganno: questa specie non vive rintanata nella sabbia. Gli esemplari di questa specie sono eccellenti scavatori, è quindi fondamentale fornire loro un abbondante substrato per permettergli di rintanarsi. Sono predatori notturni quindi non vi aspettate di vederli muoversi durante il giorno, un terrario contenete un Gongylophis conicus sembrerà a chi lo guarda un terrario vuoto. Viste le modeste dimensioni di questa specie e’ possibile arredare con fantasia il terrario senza che questo renda difficoltose le operazioni di manutenzione.
Dimensioni: Al momento delle nascita i piccoli misurano intorno ai 10-15 cm. Non si tratta di serpenti che crescono rapidamente e a differenza di altri membri della stessa famiglia al terzo anno di età raggiungono da adulti la dimensione di circa 50-70 cm, la crescita resta comunque soggettiva per ogni singolo esemplare e dipende soprattutto dal sesso. La taglia massima del Gongylophis colubrinus e’ variabile fra i 70-80 cm delle femmine e 40-50 cm dei maschi. Il maschio e’ quindi, da adulto, notevolmente più piccolo della femmina. Il record per questa specie appartiene ad un esemplare di 1 metro.
Indole: A dispetto delle dimensioni ridotte si tratta di un serpente schivo e capace di compiere scatti fulminei per ghermire la preda. Le sue dimensioni lo rendono comunque inoffensivo e di conseguenza e’ piu’ probabile danneggiare il serpente lasciandolo cadere o schiacciandolo piuttosto che venire feriti. Non e’ un serpente adatto ad essere maneggiato frequentemente piuttosto è un serpente riservato, schivo che preferisce rimanere rintanato per molto tempo nella sua tana. Il morso e’ piuttosto doloroso per un serpente di dimensioni così ridotte.
Temperatura: Nel terrario vanno posti 2-3 termometri, anche del tipo adesivo, molto economici, per conoscere le temperature. Durante il giorno all’interno del terrario deve essere presente una temperatura compresa fra i 26 ed i 31 °C . Durante la notte la temperatura può scendere fino a 22 °C. E’ buona norma fornire all’interno del terrario una zona più calda ed una più fresca, per fare questo è sufficiente posizionare la fonte di calore in uno degli angoli del terrario e nell’angolo opposto creare una zona d’ombra. Nel periodo estivo potete sostituire il cavetto con uno a più basso wattaggio, durante l’inverno invece un semplice tappetino riscaldante o una lampada spot permetteranno di raggiungere abbondantemente i 28°C. La lampada spot ed il tappetino vanno schermati (con rete metallica ad es.) per impedire il contatto diretto e le inevitabili ustioni e andrebbero collegati con un termostato interno al ternario o con un timer, per evitare colpi di calore. Sopra i 35-36° l’animale sta male. Se il terrario è posizionato in una zona particolarmente calda della casa, per esempio la zona notte o in prossimità di un calorifero, è necessario collegare le resistenze del terrario con un termostato interno, per evitare colpi di calore al pitone.
Umidità: Installate nel terrario un igrometro. E’ importante mantenere all’interno del terrario un tasso di umidità non inferiore al 50%. Ideale 65-70% . Durante il periodo della muta è necessario innalzare questo tasso fino all’ 80-90% per favorire lo staccarsi della vecchia pelle. Per innalzare il tasso di umidità è sufficiente nebulizzare due o tre volte al giorno il ternario, avendo cura di lasciare metà del substrato asciutto. Tenendo sempre all’interno del terrario una vasca d’acqua abbastanza grande perché l’animale possa immergervisi completamente e posizionandola in prossimità della fonte di calore avrete risolto il problema umidità. Il pitone durante il periodo della muta infatti si immergerà completamente all’interno della vasca e voi non avrete più bisogno di nebulizzare il terrario. Se la vasca dell’acqua è sufficientemente capiente: almeno 10 – 15 litri, potete installare al suo interno un piccolo filtro per acquario che contribuirà tenendo in continuo movimento l’acqua ad alzare ulteriormente l’umidità nel terrario. Lo stesso risultato si può ottenere con un aeratore di quelli solitamente impiegati negli acquari.
Illuminazione: Per il Gongylophis conicus così come per la quasi totalità dei serpenti l’illuminazione non è un fattore fondamentale, una lampada spot, dimensionata in base al terrario, è in grado di soddisfare oltre al fabbisogno di luce dell’animale anche il fabbisogno di calore. Se vi piace anche la luce fredda del neon, che esalta i colori del serpente, non sono necessari tubi specifici per rettili. Proteggendo la lampada eviterete anche che il Gongylophis conicus arrampicandosi su di essa la rompa ferendosi. Esistono in commercio neon studiati appositamente per serpenti la cui validità comunque non è dimostrata. Per un terrario lungo 80/100 cm, alto 40/50cm e profondo 50 cm una lampada spot da 40W/60W è sufficiente. Se il terrario è particolarmente grande un’idea potrebbe essere quella di posizionare più di una lampada in diversi punti del terrario per ottenere in questo modo una migliore resa estetica. La lampada deve rimanere accesa a seconda della stagione e dell’illuminazione già presente nella stanza dove è collocato il terrario.
Alimentazione: Il Gongylophis conicus si nutre prevalentemente di mammiferi che devono essere dimensionati in base alla taglia dell’animale. Un esemplare appena nato è già in grado di mangiare i topolini rosa (baby-topi) mentre un esemplare adulto può essere nutrito con topi bianchi. La frequenza del pasto viene calcolata in base all’età dell’animale e alla stagione: un giovane pitone è in grado di mangiare un baby-topo a settimana, mentre per un pitone adulto sono necessari dai 4 ai 6 topi al mese nella stagione estiva. Viste le modeste dimensioni della specie bisogna evitare di dare al serpente prede troppo grandi che vengono uccise e non mangiate oppure ingerite e rigurgitate successivamente. Alcuni topi particolarmente aggressivi non esitano ad attaccare il serpente quindi sarebbe preferibile abituare subito il serpente ad accettare prede morte. Evitate di dare al serpente carne tritata o pezzi di manzo, deve assolutamente mangiare prede intere per poter digerire pelo e ossa della preda. Un ultimo appunto sull’alimentazione riguarda l’uso di prede vive o di prede surgelate: se decidete di optare per le prime ricordatevi di controllare che durante il pasto l’animale non ferisca il serpente e rimuovete la preda qualora venisse rifiutata, se optate per le seconde ricordatevi di integrarle con un complesso vitaminico. Evitate la sovralimentazione che nei serpenti da terrario, a causa della scarsa attività fisica, è molto frequente.
Terrario: Non superando la taglia di 80 cm un terrario di 80 cm di lunghezza, 40 cm di profondità e 40 cm di altezza è sufficiente per un solo esemplare di Gongylophis conicus adulto. E’ molto importante fornire all’animale un paio di nascondigli (uno in zona calda, uno in zona fresca) dove trascorrerà gran parte della giornata raggomitolato, un semplice vaso per piante in plastica con un buco per entrare ed uscire andrà benissimo, anche se esteticamente non sarà molto gradevole. Fornire all’animale anche dei tronchi o altri decori dove possa arrampicarsi non e’ fondamentale perché non si tratta di un serpente arboricolo. Tuttavia assicuratevi che tronchi e decori siano solidi e ben fissati e fornite al serpente una vasca d’acqua in cui possa immergersi completamente; l’acqua dovrà essere cambiata almeno ogni 3-4 giorni. Fissate in un angolo del terrario una lampada spot schermata da rete metallica o un tappetino riscaldante per evitare che la temperatura scenda sotto i 26°C. Come substrato potete usare della corteccia o dei trucioli in legno, l’importante è che il legno che decidete di usare non contenga il cedro che può provocare problemi respiratori e neurologici all’animale. Potete usare anche i finti tappeti erbosi che trovate nei negozi di giardinaggio: sono facili da pulire ed esteticamente gradevoli. La carta da cucina o quella dei quotidiani comunque resta la scelta migliore, è molto igienica, si sostituisce facilmente e non provoca occlusioni intestinali dovute ad ingerimento, cosa che invece potrebbe accadere con la corteccia. Vi sconsiglio l’uso della sabbia come materiale di substrato dato che è molto difficile da pulire e facilmente provoca occlusioni intestinali quando viene ingerita.
Riproduzione: La riproduzione di questo serpente in cattività e’ abbastanza semplice: la femmina e’ matura sessualmente all’età’ di 3-4 anni e deve pesare almeno 200 gr, i maschi invece sono riproduttivi già all’età’ di 2 anni e devono pesare almeno 60 gr. Gli accoppiamenti sono più frequenti fra Febbraio e Aprile, tuttavia sono possibili anche fra Novembre e Gennaio. I maschi di Gongylophis conicus spesso smettono di accoppiarsi durante il periodo dell’accoppiamento e’ quindi importare prestare particolare attenzione a non “esaurire” il maschio lasciandolo troppo a lungo nel terrario della femmina. Il maschio infatti se la femmina e’ ricettiva tenta di accoppiarsi anche più di una volta al giorno e a causa dell’intensa attività sessuale inizia velocemente a perdere peso. Lasciarli accoppiare per una o due settimane e’ più che sufficiente. La femmina che e’ rimasta incinta talvolta smette di alimentarsi e trascorre la maggior parte del suo tempo nell’angolo più caldo del terrario. Con il procedere della gravidanza potrete osservare la femmina ingrossarsi e fra Giugno e Luglio (per gli accoppiamenti avvenuti fra Febbraio e Aprile) assisterete alla nascita di 3-10 piccoli, perfette copie in miniatura degli adulti. I baby sono già in grado di alimentarsi di topini rosa (pinkies) subito dopo la loro prima muta.